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Il Gruppo Ulisse Biomed è un gruppo biotech integrato con tecnologie proprietarie, che sviluppa soluzioni diagnostiche, con un focus su salute pubblica, diagnostica distribuita e innovazione molecolare.

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Il Gruppo Ulisse Biomed è un gruppo biotech intyegrato con tecnologie proprietarie, che sviluppa soluzioni diagnostiche, con un focus su salute pubblica, diagnostica distribuita e innovazione molecolare.


01 ottobre 2025



Tempo di lettura [minuti]: 18


Microbiota fra Diagnostica e Nutraceutica

Microbiota e malattie croniche: Ruolo della PCR multiplex

Grazie alla PCR multiplex, il microbiota diventa un alleato nella medicina delle cronicità: dalla diagnosi precoce in clinica al co-sviluppo di nutraceutici personalizzati


Abstract

La diagnostica del microbiota sta emergendo come una chiave nella lotta alle malattie croniche. Numerose evidenze collegano specifiche alterazioni della flora microbica (disbiosi) a patologie croniche – dall’intestino irritabile ai disturbi metabolici e neurologici. La PCR multiplex offre un metodo rapido, sensibile e fruibile in ambito clinico per profilare il microbiota in diversi distretti (intestinale, vaginale, cutaneo), superando i limiti di tempo e costo del sequenziamento NGS tradizionale. In questo articolo esaminiamo i principali biomarcatori microbici associati a malattie croniche e confrontiamo tecnologie diagnostiche (qPCR multiplex vs NGS). Vengono illustrate applicazioni pratiche in ambito clinico (gastroenterologia, immunologia, neuroinfiammazione, anti-aging) ed esplorate le sinergie con il settore nutraceutico, dove test microbiologici multiplex e interventi mirati possono co-svilupparsi in soluzioni personalizzate. Infine, presentiamo il valore operativo di piattaforme portatili come Hyris System™ (bCUBE™, bAPP™ e reagenti ambient-stable), che abilitano test molecolari sul microbiota direttamente nelle cliniche decentralizzate. Ulisse Biomed si posiziona così come partner tecnologico d’avanguardia per una medicina delle cronicità più precisa e per nutraceutici evidence-based.

Introduzione

Le malattie croniche rappresentano oggi la principale sfida sanitaria globale: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono responsabili di circa il 74% dei decessi a livello globale[1]. Parallelamente, l’attenzione scientifica si è concentrata sul ruolo del microbiota – l’ecosistema di trilioni di microbi che convivono nel nostro corpo – nella salute e nella malattia. Recenti revisioni hanno messo in luce come squilibri di questo ecosistema (la disbiosi) possano contribuire a patologie complesse e croniche[2], suggerendo che il microbiota stesso possa essere un biomarcatore e bersaglio per nuove strategie terapeutiche. In questo contesto, tecnologie diagnostiche avanzate come la PCR multiplex permettono di misurare in modo rapido e preciso queste alterazioni microbiche, aprendo nuove opportunità sia per la medicina personalizzata delle cronicità, sia per lo sviluppo di nutraceutici mirati. Di seguito esploriamo le evidenze scientifiche chiave e il perché la PCR multiplex sul microbiota stia emergendo come strumento abilitante in questi campi.

1. Disbiosi e malattie croniche: evidenze cliniche e biomarcatori

La disbiosi – alterazione patologica del microbiota – è stata associata a numerose malattie croniche. Studi recenti hanno identificato firme microbiche specifiche per diverse patologie: ad esempio, nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali (IBD) si osserva sistematicamente una diminuzione di batteri Firmicutes accompagnata da un aumento di Proteobacteria e una riduzione di Faecalibacterium prausnitzii[3].

Nell’obesità è stato riscontrato invece un incremento del rapporto Firmicutes/Bacteroidetes e una diminuzione di F. prausnitzii, segno di uno squilibrio metabolico del microbiota intestinale[4]. Anche condizioni extraintestinali mostrano correlati microbici: in soggetti con depressione maggiore è stata rilevata una carenza di batteri produttori di butirrato, inclusa F. prausnitzii, e questa specie è considerata un promettente probiotico di nuova generazione e biomarcatore[5].

Nelle infezioni ricorrenti da Clostridioides difficile, la disbiosi è caratterizzata da una drastica riduzione della diversità microbica e dall’assenza di specie chiave come C. scindens, batterio produttore di acidi biliari secondari protettivi[6]. Queste associazioni – IBD, obesità, disturbi dell’umore, infezioni intestinali – costituiscono biomarcatori microbici sempre più solidi: pattern di comunità batteriche la cui presenza o assenza può predire o confermare uno stato patologico. Identificare precocemente una disbiosi, tramite pannelli mirati di PCR multiplex o tecniche metagenomiche, significa poter anticipare l’insorgenza di una malattia cronica e attuare interventi preventivi o terapeutici più tempestivi. Il butirrato, ad esempio, è un metabolita chiave prodotto dai Firmicutes commensali: un suo calo nel colon indica potenzialmente infiammazione incipiente; la sua misura può segnalare necessità di interventi dietetici o probiotici mirati. In sintesi, la disbiosi non è solo una condizione interessante nell’ambito di ricerca ma un fattore misurabile e modulabile: conoscere i biomarcatori microbici collegati alle malattie croniche fornisce al clinico un nuovo set di indicatori prognostici e di bersagli su cui agire (dieta, probiotici, terapie microbiome-based).

2. Vantaggi della qPCR multiplex vs NGS: velocità, costi, fruibilità clinica

Per tradurre la conoscenza del microbiota in pratica clinica servono strumenti diagnostici accessibili. Finora, molta della ricerca sul microbioma umano si è basata sul sequenziamento massivo che offre un quadro completo ma richiede laboratori specializzati, tempi lunghi (giorni) e costi elevati. La qPCR multiplex mirata, invece, rappresenta un approccio complementare orientato alla rapidità e concretezza clinica. Questa tecnica consente di rilevare simultaneamente (in un unico test) più target microbici di interesse – ad esempio specifici batteri patogeni o commensali chiave – attraverso l’amplificazione del loro DNA. I vantaggi rispetto all’NGS sono molteplici:

  • Tempo di risposta: un test PCR multiplex può fornire risultati in poche ore, contro i diversi giorni necessari per sequenziare e analizzare un campione metagenomico. In situazioni cliniche (ad es. valutare la disbiosi in un paziente con colite attiva), la velocità è cruciale per decidere rapidamente la terapia.
  • Accessibilità e costo: il setup per qPCR è ampiamente diffuso nei laboratori, con costi per test significativamente inferiori al sequenziamento. Un pannello multiplex pre-validato non richiede bioinformatica complessa: l’output è diretto (presenza/assenza o quantità di un microbo). Questo rende possibile l’impiego anche in centri non accademici, ambulatori o piccoli ospedali, facilitando l’accesso di fatto all’analisi del microbiota.
  • Interpretazione semplificata: i pannelli qPCR sono disegnati per cercare marker specifici associati a patologie o stati di disbiosi (ad es. Bifidobacterium spp. basso, indicatore di disbiosi metabolica). Il risultato è quindi immediatamente azionabile dal clinico, senza dover interpretare la complessa ecologia microbica completa.
  • Standardizzazione: mentre i protocolli NGS possono variare e soffrire di bias (es. step di amplificazione, differenze di pipeline bioinformatica), i kit qPCR multiplex offrono protocolli standard e reagenti calibrati per un utilizzo diagnostico riproducibile, con controlli di qualità integrati.

Naturalmente, la NGS rimane insostituibile per profilare in maniera completa, scoprire nuovi organismi o funzioni geniche; tuttavia, per l’uso routinario in clinica la qPCR multiplex presenta un rapporto vantaggioso tra informazioni ottenute e sforzo richiesto. Non a caso, un report 2023 dell’Association for Molecular Pathology evidenzia come i pannelli multiplex stiano rapidamente soppiantando i metodi colturali e di sequenziamento convenzionali per la diagnosi di infezioni e squilibri microbici in vari distretti[7]. Questa adozione crescente è dovuta proprio alla capacità dei pannelli molecolari di fornire risposte mirate in tempi rapidi, migliorando gli esiti clinici attraverso diagnosi più precoci e terapie più mirate. Dal punto di vista economico e operativo, una piattaforma PCR multiplex ben progettata riduce il costo per test e il carico sul laboratorio, evitando l’analisi di dati “in eccesso” non necessari per la decisione clinica. In sintesi, qPCR multiplex vs NGS si configura non come scelta aut-aut, ma come approccio complementare: la PCR mirata eccelle quando sappiamo cosa cercare (biomarcatori noti di disbiosi o patogeni specifici) e serve rapidità, mentre l’NGS resta lo strumento per profilare e ampliare la nostra conoscenza del microbiota di un paziente. Dal punto di vista della fruibilità, però, la PCR multiplex ha le caratteristiche per portare il microbiota nel laboratorio clinico quotidiano, analogamente a come i pannelli PCR hanno rivoluzionato la diagnostica delle malattie infettive.

3. Profilazione intestinale, vaginale, cutanea per screening preventivo

Un aspetto innovativo della medicina preventiva è il monitoraggio periodico del microbiota in soggetti a rischio, per identificare squilibri ancor prima che si manifestino sintomi o malattie conclamate. Grazie a kit di PCR multiplex mirati a diversi distretti, è ora possibile immaginare programmi di screening microbiota in ambito:

  • Intestinale: valutare la composizione della flora intestinale in individui con familiarità per malattie infiammatorie o metaboliche, per cogliere segnali precoci (es. un calo di batteri produttori di butirrato, o un aumento anomalo di Proteobacteria pro-infiammatori). Ciò potrebbe guidare interventi su dieta, pre/probiotici o altre misure per prevenire l’evoluzione verso patologia.
  • Vaginale: il microbiota vaginale in equilibrio è noto per la dominanza di Lactobacillus spp., che mantengono un pH acido protettivo. Uno screening microbiologico regolare nelle donne con storia di vaginosi, candidosi o complicanze ostetriche può individuare una disbiosi vaginale (es. diminuzione di lattobacilli, aumento di Gardnerella e anaerobi) e permettere trattamenti tempestivi. Studi dimostrano che un microbiota vaginale sano offre resistenza colonizzativa ai patogeni e modula positivamente la risposta immunitaria locale[8].
  • Cutanea: la pelle ospita un microbiota diversificato che agisce come prima linea di difesa. In soggetti predisposti a dermatiti, ferite croniche o infezioni cutanee ricorrenti, analizzare periodicamente la flora cutanea (es. ricerca di Staphylococcus aureus patogeno o di ridotta presenza di commensali benefici come Staphylococcus epidermidis) può segnalare uno stato di rischio. Ad esempio, S. epidermidis produce molecole che attenuano l’infiammazione cutanea e stimolano peptidi antimicrobici protettivi[9]; la sua carenza potrebbe suggerire una barriera cutanea indebolita. Intervenire con probiotici topici o altre terapie potrebbe prevenire riacutizzazioni.

Queste profilazioni multidistrettuali rendono attuabile il concetto di medicina predittiva: invece di attendere la comparsa di una malattia cronica, si monitorano indicatori microbiologici modificabili. La PCR multiplex è particolarmente adatta allo scopo, essendo poco invasiva (basta un campione di feci, un tampone vaginale o cutaneo), ripetibile nel tempo e relativamente economica. In futuro potremmo includere l’analisi del microbiota nei check-up di routine: ad esempio, un “pannello microbiota intestinale” per over‑50 focalizzato su marker di infiammazione e metabolismo, o un “pannello microbiota vaginale” per donne in gravidanza per prevenire parti pretermine legati a vaginosi. I dati ottenuti arricchiranno la valutazione clinica tradizionale con una dimensione biologica personalizzata, consentendo piani di prevenzione tarati sul profilo microbico individuale. Non da ultimo, questa pratica aumenterà la consapevolezza sull’importanza di stili di vita che mantengano un microbiota sano (dieta ricca di fibre, evitare antibiotici inutili, etc.), coinvolgendo attivamente il paziente nella tutela della propria salute.

4. Applicazioni cliniche: gastroenterologia, immunologia, neuroinfiammazione, anti‑aging

La possibilità di misurare in modo mirato componenti del microbiota sta già trovando applicazioni concrete in diverse specialità mediche, contribuendo ad un approccio più personalizzato alle malattie croniche:

Gastroenterologia

È forse l’ambito più avanzato. Nei pazienti con IBD i pannelli PCR multiplex consentono di quantificare popolazioni batteriche chiave correlate all’andamento della malattia (ad es. Faecalibacterium prausnitzii, la cui abbondanza è inversamente correlata all’infiammazione). Questi test possono essere utilizzati per monitorare la remissione o predire le ricadute, affiancando i marker infiammatori tradizionali. Nell’intestino irritabile (IBS), si stanno valutando firme microbiche per sottotipizzare meglio i pazienti (dismetabolismi fermentativi vs infiammazione subclinica) e indirizzare di conseguenza dieta e terapia. Anche nell’obesità e nella sindrome metabolica, come già accennato, il profilo microbico intestinale (es. rapporto F/B, presenza di Akkermansia muciniphila) può fornire indicazioni sullo stato metabolico e infiammatorio del paziente, e sulla risposta attesa a interventi dietetici[4]. Una review del 2024 sottolinea come il microbiota intestinale sia un fattore cruciale nell’omeostasi energetica dell’ospite ed influenzi direttamente fenomeni come accumulo di grasso, infiammazione metabolica e perfino la modulazione dell’appetito[4]. Ciò apre alla prospettiva di usare interventi mirati sul microbiota (dieta, pre/probiotici specifici) come coadiuvanti nella gestione dell’obesità e delle patologie metaboliche, misurandone l’efficacia con test qPCR seriali.

Immunologia

Il legame tra microbiota e sistema immunitario è profondo – basti pensare che gran parte del tessuto immunitario risiede nell’intestino (GALT). Alcuni batteri commensali producono molecole con effetto immunomodulatore: Bacteroides fragilis, ad esempio, sintetizza il polisaccaride A che stimola la maturazione dei linfociti T regolatori e la produzione di IL‑10, contribuendo a contenere l’infiammazione[10]. Pannelli multiplex progettati per rilevare specifici “immuno-modulatori” del microbiota consentono di valutare la capacità di un microbiota di sostenere la tolleranza immunitaria. In modelli di colite, l’assenza di determinati commensali è associata a infiammazione più grave, mentre la loro reintroduzione (tramite probiotici di nuova generazione) può alleviare la patologia. Questa idea è alla base dei cosiddetti “next-generation probiotics”: ceppi selezionati per funzioni benefiche specifiche. Ad esempio, ceppi prototipici di B. fragilis sono in fase di studio avanzato come terapia sperimentale per riequilibrare il sistema immunitario intestinale. La PCR multiplex qui funge sia da companion diagnostic (conferma la presenza/assenza del ceppo benefico dopo somministrazione, o ne misura l’impatto su marker secondari) sia come strumento per stratificare i pazienti eleggibili a tali terapie (identificando chi presenta quella determinata carenza microbica). Anche in ambito allergologico e autoimmunitario si guarda al microbiota: un esempio è il diabete di tipo 1, dove pattern disbiotici intestinali in età pediatrica sono correlati al successivo sviluppo della malattia – conoscenza che potrebbe portare a interventi immunopreventivi.

Neuroinfiammazione (Asse intestino-cervello)

Le scoperte sul legame bidirezionale tra microbiota e sistema nervoso stanno rivoluzionando concetti in neurologia e psichiatria. Il caso della depressione è emblematico: uno studio su larga scala ha evidenziato la riduzione di produttori di butirrato intestinali (come Faecalibacterium) in individui con sintomi depressivi, suggerendo un legame tra infiammazione di basso grado, metaboliti microbici e neurochimica cerebrale[5]. Da qui nascono approcci innovativi come i psicobiotici – probiotici o consorzi microbici pensati per modulare l’umore attraverso l’asse intestino-cervello. Un test PCR multiplex potrebbe valutare, ad esempio, la presenza di batteri con capacità di produrre GABA, serotonina o altri neurotrasmettitori periferici, per identificare squilibri associati a disturbi d’ansia o dell’umore. In ambito neurologico, studi pionieristici mostrano che il microbiota può influenzare l’andamento di malattie neurodegenerative. Ciò indica che alcuni segnali microbici contribuiscono al processo patogenetico. In futuro, pannelli qPCR potrebbero essere utilizzati per rilevare nel paziente neurologico metaboliti microbici pro-infiammatori (es. eccesso di specifici prodotti batterici come LPS, metaboliti del triptofano) o per monitorare l’impatto di interventi dieta/probiotici aggiuntivi nel controllo della neuroinfiammazione. Anche nel campo “anti‑aging” e medicina rigenerativa si guarda al microbiota: i centenari, ad esempio, presentano profili unici di microbiota intestinale correlati a uno stato infiammatorio più basso e a metaboliti favorevoli (acidi grassi a catena corta, acidi biliari particolari). L’idea è che modulare il microbiota potrebbe mitigare l’inflammaging (lo stato infiammatorio cronico dell’anziano) e promuovere un invecchiamento più sano. Kit multiplex specializzati potrebbero in futuro diventare parte della valutazione geriatrica, identificando persone anziane con microbiota “fragile” su cui intervenire.

Oncologia di precisione

Un cenno infine all’emergente connessione tra microbiota e terapia oncologica. È noto che la composizione del microbiota intestinale può influenzare la risposta ai farmaci immunoterapici (checkpoint inhibitors) in pazienti con tumori solidi. Start‑up biotech stanno sviluppando pannelli PCR per profilare i batteri fecali prima di iniziare certe immunoterapie, in modo da prevedere chi risponderà meglio o peggio (e potenzialmente modulare il microbiota per migliorare la risposta). Allo stesso modo, in alcuni tumori gastrointestinali (es. carcinoma colon-rettale) si ricerca nel microbiota la presenza di patobionti pro-infiammatori (come Fusobacterium nucleatum) che potrebbero costituire biomarcatori prognostici e target per interventi complementari. Sebbene questi usi siano in fase sperimentale, illustrano bene la versatilità e potenza del concetto: misurare il microbiota per personalizzare la medicina.

5. Applicazioni nutraceutiche: co‑sviluppo OEM, companion diagnostics, modelli personalizzati

Il connubio tra diagnostica del microbiota e industria nutraceutica sta generando nuove opportunità di innovazione. Tradizionalmente, i prodotti nutraceutici (probiotici, prebiotici, integratori funzionali) sono sviluppati e immessi sul mercato con claim generici di benessere. Ora, grazie alla disponibilità di test sul microbiota semplici e rapidi, è possibile adottare un approccio molto più evidence‑based e personalizzato:

  • Co‑sviluppo OEM: immaginate un’azienda nutraceutica (OEM) che voglia lanciare un nuovo integratore per il benessere intestinale. In partnership con una piattaforma di diagnostica multiplex, può progettare fin dall’inizio un pacchetto integrato prodotto+test. Ad esempio, un integratore contenente fibre prebiotiche e ceppi probiotici viene sviluppato insieme a un kit PCR multiplex specifico per misurare l’effetto sul microbiota dell’utilizzatore (aumento di Bifidobacterium e Lactobacillus, produzione di butirrato, ecc.). Il test diventa un companion diagnostic fornito al cliente o al professionista sanitario: prima dell’integrazione si ottiene una baseline del microbiota, poi dopo qualche mese di assunzione si verifica oggettivamente il cambiamento. Questo modello non solo fornisce dati di efficacia real‑world (preziosi anche per l’azienda per migliorare il prodotto), ma aumenta il valore percepito del nutraceutico agli occhi di medici e consumatori, differenziandolo sul mercato. Ulisse Biomed, con la sua piattaforma tecnologica, può affiancare l’OEM in tutte le fasi: dalla selezione dei target microbiologici più rilevanti per il claim salutistico, allo sviluppo del pannello multiplex dedicato, fino alla gestione cloud dei dati per studi post‑marketing.
  • Personalizzazione spinta (“digital nutraceuticals”): l’integrazione diagnostica apre la strada a servizi nutraceutici personalizzati. Per esempio, un centro di medicina funzionale potrebbe offrire ai pazienti un percorso in cui, sulla base di un test iniziale del microbiota, viene confezionato un probiotico o integratore su misura (scegliendo ceppi e ingredienti mirati a correggere gli squilibri individuati). Dopo alcune settimane, un nuovo test verifica i progressi e la formulazione può essere aggiustata. Si crea così un ciclo virtuoso di test & tailor – testare e adattare – che ricorda da vicino l’approccio della medicina di precisione in ambito farmaceutico. Gli strumenti multiplex rendono fattibile questo processo in tempi brevi e a costi sostenibili. Pensiamo al caso di una dieta personalizzata: invece di consigliare genericamente “più fibre per tutti”, un nutrizionista molecolare potrebbe testare il microbiota del paziente e scoprire, ad esempio, una carenza di produttori di propionato; quindi formulare una dieta/integratore ricco di inulina per alimentare selettivamente quelle popolazioni, e infine misurare l’aumento effettivo di Bacteroides (principali produttori di propionato) con la PCR. Questo livello di precisione trasforma il nutraceutico da prodotto generico a intervento misurabile, guadagnando credibilità scientifica. 
  • Companion diagnostics per probiotici avanzati: sul mercato iniziano ad apparire probiotici indicati per condizioni specifiche (es. Bifidobacterium longum per ansia lieve, Akkermansia muciniphila pasteurizzata per sindrome metabolica). I medici possono esitare a raccomandarli finché non hanno strumenti per capire a chi servano davvero. Qui entra in gioco un test microbiota companion: verificare se quel paziente presenta effettivamente il deficit o squilibrio che quel probiotico mira a correggere. Ad esempio, un test potrebbe quantificare A. muciniphila nelle feci di un paziente obeso: se molto bassa, il medico ha un razionale oggettivo per consigliare l’integratore a base di Akkermansia. Dopo qualche mese, un follow‑up test conferma l’effettiva colonizzazione/miglioramento del marker metabolico (es. riduzione di endotossina LPS circolante, correlata all’aumento di Akkermansia). Questo modello di “companion diagnostic nutraceutico” eleva il ruolo del microbiota a biomarker per terapie non farmacologiche, e allinea il settore degli integratori a standard di evidenza tipici del farmaceutico.
  • R&S e trial clinici nutraceutici: infine, l’impiego di pannelli multiplex è prezioso nella ricerca e sviluppo di nuovi nutraceutici. Permette di eseguire studi pilota agili misurando obiettivamente l’impatto di formulazioni sul microbiota: ad esempio, un trial di 8 settimane di un supplemento X potrà facilmente monitorare l’aumento o diminuzione di 20 ceppi batterici target nei partecipanti, ottenendo dati quantitativi robusti. Questo accelera la fase di ottimizzazione prodotto. Allo stesso modo, nelle pubblicazioni scientifiche a supporto di nutraceutici, l’inclusione di dati microbiologici (ottenuti via qPCR) aggiunge peso alle conclusioni. Una collaborazione tra aziende nutraceutiche e centri diagnostici come Ulisse Biomed può quindi tradursi in prodotti migliori e validati, con un percorso regolatorio più solido. In un mercato affollato, poter affermare che “il nostro integratore è stato testato con diagnostica molecolare mostrando un aumento del 50% dei batteri benefici XYZ” è un vantaggio competitivo enorme.

In sintesi, la convergenza tra diagnostica del microbiota e nutraceutica inaugura un nuovo paradigma: quello delle soluzioni integrate, in cui i dati guidano le scelte e ogni individuo può trovare l’intervento più adatto al proprio profilo biologico. Ulisse Biomed, forte delle sue competenze sia in ambito multiplex PCR che nella gestione di dati cloud, è nella posizione ideale per facilitare questo salto di qualità, offrendo a partner OEM e clinici non solo kit, ma un intero ecosistema per portare sul mercato nutraceutici realmente evidence‑based.

6. Valore operativo della PCR multiplex (ambient‑stable) con Hyris System™ in cliniche decentralizzate

Un fattore chiave per diffondere l’utilizzo della PCR multiplex del microbiota è la disponibilità di piattaforme portatili e user‑friendly che permettano di effettuare i test ovunque serva, dal piccolo laboratorio ospedaliero fino all’ambulatorio territoriale. In questo contesto si inserisce Hyris System™, la piattaforma molecolare sviluppata e utilizzata da Ulisse Biomed, composta dal termociclatori miniaturizzati bCUBE™, dal software cloud bAPP™ e da una linea di reagenti stabilizzati. Il cuore tecnologico, bCUBE™, è un dispositivo PCR grande quanto un libro, ma con performance da laboratorio centrale: esegue cicli di qPCR multiplex con alta sensibilità e specificità, ed è progettato per essere connesso (IoT) e gestito da remoto tramite l’applicativo cloud. Questo significa che una rete di bCUBE in varie cliniche o centri può essere monitorata centralmente, con i dati che confluiscono nel cloud per analisi avanzate (ad es. applicazione di algoritmi AI per pattern recognition). Per la diagnostica del microbiota nelle malattie croniche, Hyris System™ offre diversi vantaggi operativi:

  • Decentralizzazione: le cliniche funzionali e centri specialistici possono effettuare in‑house i test microbiota senza dover spedire campioni a laboratori lontani. Ad esempio, uno studio di gastroenterologia funzionale può dotarsi di un bCUBE™ e in 1–2 ore avere il profilo di disbiosi intestinale del paziente, durante la stessa visita. Ciò riduce drasticamente i tempi di refertazione e permette di discutere subito i risultati col paziente, migliorando l’aderenza e la comprensione.
  • Reagenti ambient‑stable: un elemento innovativo sono i kit di reagenti liofilizzati e stabili a temperatura ambiente sviluppati da Ulisse Biomed. Questo elimina la necessità della catena del freddo e semplifica la logistica: i pannelli PCR multiplex (es. il Microbiota Core Panel intestinale) possono essere spediti e stoccati nelle cliniche senza frigoriferi, pronti all’uso. Per le realtà decentralizzate con risorse limitate, significa poter offrire test molecolari di alta qualità senza investimenti aggiuntivi in infrastrutture di laboratorio.
  • Facilità d’uso e automazione: Hyris System™ è pensato per utenti non esperti in biologia molecolare. L’operatore deve solo aggiungere il campione preparato alla cartuccia reagenti, inserire nel dispositivo e avviare il test tramite un tablet/computer. L’analisi dei dati è automatizzata da bAPP™: al termine del run, il sistema fornisce un report chiaro con l’elenco dei target rilevati/non rilevati e le quantificazioni relative, eventualmente integrato con interpretazioni personalizzate (ad esempio: “Presenza ridotta di F. prausnitzii: possibile indicatore di infiammazione intestinale”). Questo approccio “sample‑to‑answer” integrato rende la tecnologia fruibile anche in assenza di un biologo molecolare dedicato, caratteristica fondamentale per penetrare nelle cliniche private e nei centri non accademici. 
  • Scalabilità e integrazione cloud: ogni bCUBE™ funziona come un modulo indipendente; una clinica può iniziare con un dispositivo e aggiungerne altri se il volume di test cresce. Grazie alla gestione cloud, più dispositivi possono essere coordinati e sorvegliati a distanza, implementando un vero modello di diagnostica distribuita. Ad esempio, un laboratorio di riferimento regionale potrebbe monitorare la qualità dei test eseguiti da bCUBE presenti in vari ambulatori sul territorio, oppure raccogliere tutti i dati anonimi per costruire un database epidemiologico del microbiota. Questa visione di rete consente anche programmi di sorveglianza microbica delle cronicità: ad esempio, tener traccia dell’evoluzione dei profili di disbiosi in una popolazione di pazienti diabetici che seguono un certo intervento, identificando trend comuni e correlazioni con gli outcome clinici.
  • Versatilità di pannelli: la piattaforma Hyris può ospitare differenti pannelli multiplex. Oltre al pannello core intestinale, si possono avere pannelli specifici per microbiota vaginale, orale, cutaneo o persino personalizzabili per particolari progetti di ricerca. Tutti questi test possono girare sullo stesso bCUBE con semplici cambi di kit, massimizzando il ritorno dell’investimento.

In uno scenario in cui la medicina territoriale e la telemedicina acquistano sempre più importanza, soluzioni come Hyris System™ permettono di portare test molecolari sofisticati vicino al paziente. Un paragone calzante è con la rivoluzione della diagnostica rapida COVID: da tamponi processati solo nei centraloni di riferimento si è passati a dispositivi point‑of‑care diffusi. Ora la stessa filosofia può essere applicata alla diagnostica delle malattie croniche tramite microbiota. Ciò può avere un impatto profondo soprattutto per pazienti con ridotta mobilità o in zone remote: invece di dover viaggiare per fare esami specialistici del microbiota, possono effettuarli presso il proprio centro locale, magari con un operatore che raccoglie il campione a domicilio e lo analizza con bCUBE sul posto.

Conclusioni

La medicina delle cronicità sta entrando in una nuova era in cui l’ecosistema microbiota diventa parte integrante del quadro clinico di ogni paziente. Disporre di strumenti per analizzare questo “organo invisibile” significa poter affrontare malattie complesse da un’angolazione inedita e più personalizzata. La PCR multiplex applicata al microbiota emerge come un abilitatore chiave: unendo rigore scientifico (evidenze molecolari oggettive) e praticità (rapidità e diffusione sul territorio), consente di trasformare la conoscenza sul microbioma in azioni concrete. Dai casi discussi, è chiaro come in numerosi ambiti – dal monitoraggio di IBD o diabete, alla prevenzione di vaginosi ricorrenti, fino al supporto nutraceutico su misura – la capacità di misurare i microbi offra un vantaggio strategico. Non si tratta più di considerare il microbiota solo una curiosità scientifica: esso diventa un parametro clinico da valutare e ottimizzare, al pari di pressione, glicemia o profilo lipidico.

Ulisse Biomed si posiziona, in questo scenario, come un partner tecnologico ideale. Grazie alla piattaforma Hyris System™ e ai pannelli qPCR rapidi sviluppati, l’azienda offre alle cliniche e ai partner industriali uno strumento potente per misurare, monitorare e modulare il microbiota in modo clinicamente rilevante. L’azienda sta già investendo nella creazione di un verticale interamente dedicato al microbiota, integrando diagnostica avanzata, algoritmi predittivi (AI) e soluzioni OEM personalizzate. Questo significa che in un prossimo futuro vedremo kit sempre più mirati (magari specifici per microbiota polmonare o per sottotipi di disbiosi metabolica), protocolli ottimizzati per distretti specifici (intestino, vagina, pelle) e perfino servizi in abbonamento per il monitoraggio microbico continuo dei pazienti cronici. La visione è quella di trasformare il know‑how tecnologico di Ulisse Biomed in leadership applicativa: portare nei flussi di lavoro clinici quotidiani ciò che finora era confinato nei laboratori di ricerca.

In conclusione, l’analisi del microbiota tramite PCR multiplex rappresenta un tassello fondamentale per costruire una medicina cronica più precisa, predittiva e personalizzata. Dalla diagnosi precoce alla terapia mirata, passando per la prevenzione e lo sviluppo di nutraceutici efficaci, questo approccio integrato promette benefici per tutti gli stakeholder: pazienti con cure su misura, medici con nuovi strumenti decisionali, aziende con prodotti realmente efficaci. Ulisse Biomed, forte delle sue competenze e tecnologie, ha già gli strumenti – e la visione – per guidare questo cambiamento, affermandosi come partner di riferimento sia per le realtà cliniche che per l’industria nutraceutica in cerca di soluzioni evidence‑based. L’ecosistema microbiota, una volta svelato e misurato, diventa così terreno su cui costruire innovazione e salute a lungo termine.


Fonti e Bibliografia

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